Il settore farmaceutico in Cina
Gli Stati Uniti e la Cina sono i due mercati farmaceutici più grandi al mondo, pari rispettivamente al 38,3% e al 17,5% del mercato globale. Durante il secondo quadrimestre del 2020, il settore farmaceutico in Cina ha registrato una crescita su base annua del 4%, raggiungendo i 607,5 miliardi di RMB. L’invecchiamento della popolazione, il conseguente incremento delle malattie croniche e l’adozione di politiche preferenziali hanno fatto da traino per la crescita di questo settore.
Daxue Consulting ha sviluppato una solida esperienza nel condurre ricerche di mercato per diverse compagnie produttrici di vitamine, integratori, farmaci, e fornitrici di assicurazioni sanitarie in Cina. Tra i nostri progetti nel settore della salute figurano analisi distributive per individuare il canale migliore per raggiungere i consumatori, social media listening e analisi della concorrenza.
Il mercato farmaceutico cinese è passato dai 161,8 miliardi di dollari del 2013 ai 211,8 miliardi di dollari nel 2017 e si prevede che si raggiungano i 330,5 miliardi nel 2022, registrando un tasso di crescita composta annua del 9,3%.
I farmaci biologici sono attualmente il segmento farmacologico più profittevole in Cina, poiché rappresenta uno dei segmenti a più rapida crescita. Trainato dalla crescente spesa sanitaria, dall’aumento delle capacità di ricerca e sviluppo, dai mutamenti nelle politiche nazionali e da un maggior investimento di capitale, il mercato biofarmaceutico cinese si è sviluppato significativamente negli ultimi anni, vantando un tasso di crescita maggiore di quello del mercato globale.
La biofarmaceutica in Cina ha chiuso il 2016 con un fatturato pari a 152,7 miliardi di RMB. Tra il 2016 e il 2021, i farmaci biologici hanno registrato un tasso di crescita annua del 16,4%, raggiungendo i 326,9 miliardi di RMB e si prevede che il settore continui ulteriormente a crescere negli anni a venire.
Questa classe di farmaci biologici sta vivendo un rapido sviluppo. Il mercato degli anticorpi monoclonali è valso 9,1 miliardi di RMB nel 2016 e, secondo le previsioni, dal 2016 al 2021 continuerà a crescere a un tasso composto annuo del 25%, raggiungendo i 27,6 miliardi di RMB.
Secondo i dati dell’Agenzia delle dogane della RPC, durante il secondo quadrimestre del 2020, le esportazioni di farmaci dalla Cina ha registrato un incremento del 53,8% su base annua, raggiungendo approssimativamente i 3,7 miliardi di dollari. Durante lo stesso periodo, con la ripresa della produzione nazionale, le importazioni sono invece cresciute solo dello 0,5% su base annua, arrivando a 8,5 miliardi di dollari.
Nel 2018, le vendite delle farmacie fisiche e online (sia di prodotti farmaceutici che non) hanno raggiunto i 610,6 miliardi di RMB. In particolare, le vendite online sono passate dai 3,9 miliardi di RMB del 2013 ai 90,5 miliardi di RMB del 2018, e la loro quota di mercato è aumentata costantemente passando dall’1,2% al 14,8%.
Secondo Minaiwang, la medicina tradizionale cinese comprende 13 diverse categorie di trattamento. Il mercato della medicina cinese è dominato dai farmaci cardiovascolari e cerebrovascolari, che rappresentano il 35% dell’intera industria. Seguono poi i farmaci respiratori, che detengono una quota di circa il 14,67%, e i miorilassanti, pari all’8,58% delle vendite totali. La produzione di medicina tradizionale cinese è concentrata soprattutto in Jilin, Liaoning, Hebei, Ningxia, Gansu, Hubei, Anhui, Hunan, Guangxi, Guangdong e Yunnan.
Tra il 2011 e il 2015, il mercato della medicina tradizionale cinese ha vantato un tasso di crescita composto del 16,8%. Dopodiché, tra il 2016 e il 2020, l’industria della medicina tradizionale cinese si è sviluppata rapidamente, fino a raggiungere un valore pari a 580,6 miliardi di RMB e un tasso di crescita composto dell’8,2%.
Invece, il mercato dell’erboristeria cinese è passato dai 151,84 miliardi di RMB del 2018 ai 172,52 miliardi di RMB del 2019. Nel 2020, il volume delle transazioni di questo segmento ha sfiorato i 192 miliardi di RMB.
Nel 2019, la Cina ha prodotto circa 349mila tonnellate di vitamine, registrando un incremento del 4,4% rispetto all’anno precedente, arrivando a detenere il 77% della produzione globale. Quello stesso anno, la Cina ha esportato circa 269mila tonnellate di vitamine, ostentando una crescita su base annua del 6,7%; mentre in termini di valore, le esportazioni cinesi hanno toccato i 2,83 miliardi di dollari, rappresentando un calo del 16,3% rispetto all’anno precedente. Invece, il fatturato complessivo del mercato delle vitamine in Cina nel 2020 è ammontato a 3,7 miliardi di dollari: una crescita del 6,4% rispetto allo scorso anno.
Il brusco incremento del prezzo delle vitamine avvenuto tra il 2016 e il 2018 non è passato inosservato agli investitori, che hanno aumentato la quantità di capitale industriale e finanziario a disposizione. Calcio pantotenato, vitamina D3, vitamina B6, vitamina B2, acido folico, vitamina B12 e vitamina C sono state le sostanze più vendute.
Lo scoppio della pandemia in Cina ha interrotto la produzione e ha avuto pesanti ripercussioni sulle catene di approvvigionamento di prodotti farmaceutici durante il primo quadrimestre del 2020, spingendo il paese a dipendere maggiormente sulle importazioni. Per risolvere il problema, il governo ha incoraggiato le aziende farmaceutiche nazionali a riprendere il lavoro ed espandere la produzione già a partire da marzo 2020. Non solo, oltre ad aumentare l’offerta, le aziende farmaceutiche hanno ricevuto maggiori finanziamenti per le attività di ricerca e sviluppo, soprattutto nel campo dei vaccini e della medicina tradizionale.
Durante il secondo quadrimestre del 2020, l’utile netto della Shanghai Pharmaceutical Holdings Co., Ltd. ha subito un incremento su base annua del 20,2%, segno della rapida ripresa avvenuta dopo lo scoppio della pandemia in Cina. Tuttavia, nello stesso periodo molte altre compagnie hanno visto i propri profitti calare rispetto all’anno precedente a causa del Covid-19.
Alla fine del secondo quadrimestre del 2020, il settore farmaceutico cinese contava ben 9.038 aziende, a fronte delle 8.659 del 2019. Il numero di aziende in fallimento sono passate, però, da 1.634 a 2.100.